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I reboot della Legione: cosa gli autori dicevano allora (prima parte)

domenica, giugno 5th, 2011
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Mark Waid è un po' confuso dai reboot

Mark Waid è un po' confuso dai reboot

La lettura dell’ultimo comunicato stampa di Bob Wayne, inviato ai comics shop americani per anticipare loro le modalità distributive che i fumetti DC adotteranno da settembre, mi ha ricondotto alla mente alcune dichiarazioni rilasciate dall’ambiente dell’editore newyorkese ai tempi dei precedenti reboot legionari.
In particolare, a colpirmi è stata la seguente frase di Wayne:

And by the way, let me just reiterate this point: this is the launch of the New DCU. It is not a “reboot.” I think you will soon discover why that is.

Come i frequentatori di questo blog ricorderanno senza dubbio, al di là delle manipolazioni che la continuity del DC Universe ha subìto negli anni dal 1985 in poi la Legione è stata protagonista di ben due reset ad hoc, avvenuti rispettivamente nel 1994 (in occasione del crossover “Zero Hour”) e nel 2004.
E in entrambe le occasioni, – come già, in parte, ai tempi dell’amata-odiata storyline “5 Years Later” di Keith Giffen (1989) – il deus ex machina è stato Mark Waid, sceneggiatore ed editor più noto per l’acclamata miniserie “Kingdom Come” (1996).
Grazie alla glaciale memoria di internet – nel ’94 in rete già proliferavano le prime community di fan – ho recuperato una serie di interviste e messaggi d’epoca da parte di Waid, dai quali ho selezionato frammenti chiave raccolti e commentati in questo e in un secondo articolo di prossima pubblicazione.
L’esperienza di rileggere quei brani con ancora fresche nella mente parole come quelle che Bob Wayne e il resto della compagine DC stanno spargendo nel web come polline in primavera, è assai affascinante e può generare nella testa di un aficionado inattesi corto circuiti… di involontaria ed amara ironia. (altro…)

Kurt Busiek sullo storytelling visivo

mercoledì, agosto 18th, 2010
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Kurt Busiek

Kurt Busiek

Nei miei ultimi articoli sto discutendo spesso di storytelling, nel senso di quella capacità da parte di un artista di scandire con chiarezza ed efficacia una sequenza narrativa attraverso un linguaggio visivo, come ad esempio quello del fumetto o del cinema.
Purtroppo, in questo caso le mie osservazioni non nascono dal solo interesse per l’argomento, ma dalla necessità di vivisezionare analiticamente le tavole realizzate da Kevin Sharpe per gli ultimi numeri di “Adventure Comics”, che a mio avviso potrebbero alimentare un vero e proprio manuale su come non comporre delle pagine a fumetti.
Tuttavia di artisti cani, e magari pure raccomandati, il comicdom è sempre stato pieno: quello che mi sorprende davvero di tutta la faccenda è piuttosto che sceneggiatore ed editor non sembrino muovere un dito di fronte all’abominevole produzione di Sharpe, la cui opera non mostra alcun miglioramento da un episodio all’altro. Possibile che nè Levitz nè Cunningham abbiano dei consigli da elargire al palesemente inesperto collega?

Incuriosito da questi interrogativi, ho pensato di interpellare un altro professionista del settore, Kurt Busiek (“Astro City”, “Superman”), che sul forum di Comic Bloc usa ai suoi lettori la gentilezza di rispondere alle loro domande su quasi ogni argomento.
Chiaramente, non potevo pretendere dal diplomatico Busiek una risposta specifica sul caso Sharpe. Così, ho preferito chiedergli di commentare in linee generali il tema del rapporto tra scrittore e penciler, a cominciare da cosa può fare uno sceneggiatore nel caso in cui notasse per tempo errori di storytelling da parte del disegnatore:

If it’s a work for hire book, you bitch about it to the editor, and he’ll either ask for repairs or he won’t, but it’s the company’s call.

If it’s a creator-owned book, then theoretically at least, you satisfied yourself that the guy could tell a story before signing him up. But if there are storytelling mistakes, you either get them fixed or write around them as best you can.

A proposito dell’importanza dello storytelling per gli addetti ai lavori, infine, Busiek ha così risposto:

In theory, yes. In practice, it depends on the creator or editor. And it’s possible they care but just disagree with you on what works well.

Ringrazio nuovamente l’esauriente Kurt per la sua estrema disponibilità, e per avermi fatto comprendere meglio come vanno le cose nel dietro le quinte.
Di fatto, però, le parole di Busiek confermano ciò che già immaginavo, e cioè che il rapporto tra i vari elementi del team creativo può essere, all’occorrenza, sinergico anche nel caso di produzioni mainstream come i comics DC. Tempo e voglia permettendo, sceneggiatore ed editor possono discutere criticamente il lavoro di chi si occupa del versante grafico. E magari correggerlo. Sempre che, in primo luogo, abbiano il gusto e la competenza necessaria per farlo.