Edicola legionaria: R.E.B.E.L.S. (vol.II) #10-14

Ascolta con webReader
R.E.B.E.L.S. (vol.II) #10

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #10

È stata dura, ma ce l’ho fatta: ho finalmente trovato la forza interiore di leggere un ulteriore blocco di numeri di “R.E.B.E.L.S.” (vol. II), serie il cui ruolo a casa mia è oramai quello di giacere senza sosta sul comodino a prender polvere. E, incredibile a dirsi, devo confessare non che si è poi trattato di un’esperienza così traumatica come temevo.

Avevamo lasciato Vril Dox II e i suoi compagni d’armi nel bel mezzo del conflitto contro Starro il Conquistatore, un villain dal concept così idiota che gli eroi di turno dovrebberlo volerlo sconfiggere solo per questo.
Di norma, uno dei difetti principali della collana scritta da Tony Bedard è la sua totale assenza di ritmo: un numero dopo l’altro, sembra che le cose non si evolvano mai, se non nel senso di allargare a macchia d’olio il cast dei protagonisti.
In questo filotto di episodi invece, che vedono la trama di Starro giungere finalmente alla conclusione, il lettore viene per la prima volta sorpreso da un po’ di movimento, in special modo negli ultimi due numeri.
Nella tradizione dei serial incentrati sulla figura del figlio di Brainiac, la storia si contorce piuttosto piacevolmente in una scatola cinese di doppi giochi carpiati e tradimenti olimpionici, tutti ovviamente condotti a favorire il machiavellico Dox; una delle sequenze migliori, in questo senso, vede protagonista Lyrl Dox, coinvolto in un ruolo inedito e affascinante che non voglio anticipare.

I numeri 10 e 11, inoltre, sono collegati al crossover “Blackest Night”, una specie di manna richiama-fan che per qualche mese – complice l’uscita in allegato di svariati gadget a tema – ha risollevato le precarie sorti di “R.E.B.E.L.S.” al botteghino.
Bedard ha saputo gestire bene l’ingresso delle Lanterne Nere nelle sue storyline, e in assoluto i due episodi tie-in sono anche strutturati come buoni punti di ingresso per nuovi lettori. Anzi, cosa rara per quanto riguarda questo genere di gimmick editoriali, gli elementi mutuati da “Blackest Night” si intersecano così fluidamente nella trama di “R.E.B.E.L.S.” da fungere addirittura da motore per il suo avanzamento, invece che limitarsi al tipico ruolo di marchetta usa e getta che svanisce senza lasciare traccia.

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #11

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #11

Con tutti questi complimenti mi pare quasi, per un attimo, di stare recensendo un altro fumetto; tuttavia, nonostante gli innegabili aspetti positivi, la dura realtà è dietro l’angolo.
Come al solito, infatti, Bedard si perde nel proverbiale bicchere d’acqua: la carne al fuoco è sempre di più, al punto da sfondare l’indigestione, ma nessuna portata è cotta a dovere. La stessa iniezione di spunti dal crossover ideato da Geoff Johns non contribuisce certo a favorire lo sviluppo coerente delle carte già presenti in tavola, e termina per rivelarsi come un ulteriore aspetto lasciato in sospeso.

“R.E.B.E.L.S.” vorrebbe essere una specie di serie corale, dove pur riconoscendo un ruolo prominente a Vril Dox II ognuno dei personaggi abbia voce e spazio per sè. Purtroppo, però, le cose con vanno affatto così: la maggioranza dei nomi presenti nel cast è del tutto inutile e non aggiunge alcun che all’economia della storia.
Prendiamo in esame, ad esempio, Adam Strange. Orfano della serie di miniserie a lui dedicate che ha popolato le checklist DC da “Infinite Crisis” in poi, l’eroico avventuriero terrestre ha trovato posto, assieme a Capitan Comet, nel gruppo dei ribelli di Dox. Peccato che il suo apporto sia quello di mero plot device che, col suo Zeta beam, teletrasporta gente a destra e a manca; oltre a questo e all’azione in qualche sparatoria, Strange non batte colpo quasi mai. Perfino nel #14, dove Adam fa da voce narrante alla vicenda, di fatto la storia è vista dai suoi occhi solo nell’ultima tavola, e ad eccezione di una manciata di vignette iniziali il pupillo di mamma Strange si limita a stare in panchina.
La terapia suggerita è quella di concentrarsi su un gruppo di personaggi più ristretto, e di assegnare ad ognuno di loro un carattere e un ruolo ben precisi, invece che limitarsi a tracciare una grossolana linea d’insieme che separi le pedine dei Dox, padre e figlio, dai due grandi burattinai dalla pelle verde.

Sotto l’aspetto grafico, infine, sottolineo con piacere la qualità molto buona dei disegni, solidi e convincenti da tutti i punti di vista.
Nonostante l’addio del bravissimo Andy Clarke, che ha abbandonato il Titanic per illustrare “Batman & Robin”, i rimpiazzi Claude St. Aubin e Geraldo Borges si sono dati parecchio da fare, non solo continuando a rendere interessante e vario il complesso contesto sci-fi, ma riuscendo soprattutto nel difficile compito di preservare con uniformità il gusto grafico della serie, modellato sulla dettagliata arte di Clarke.
Personalmente continuo a non apprezzare giusto i colori di Josè Villarrubia, che mi sembrano troppo banali e che fanno apparire tutto assai “giocattoloso”, ma tant’è.

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #12

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #12

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #13

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #13

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #14

R.E.B.E.L.S. (vol.II) #14

Riassumendo, un finale in leggera ascesa per il primo, lungo ciclo di una serie che, in ogni caso, non mi sentirei di consigliare proprio a nessuno.
L’importante a questo punto è solo una cosa: che l’idea di Starro il Conquistatore muoia definitivamente con questa saga. È una immane porcata e l’unico modo con cui Bedard abbia mai potuto vedersela approvata può essere solo il ricatto nei confronti di qualche pezzo grosso della Warner.

Tags: , , , , , , , , , , , , , , ,

Comments are closed.