
Fino a qualche mese fa, il massimo che avreste potuto spendere per un tradizionale albo DC o Marvel, cioè per uno spillato di 32 pagine a colori su carta patinata in formato 17×26, era di $2.99.
Che nostalgia rispetto a quando, nel 1993, acquistai il mio primo “floppie” in lingua originale: allora il prezzo di copertina era di soli $1.25. Certo, rispetto ad oggi la carta era più ruvida e la copertina di grammatura fin troppo sottile, ma non posso certo lamentare che a quel fan in erba di queste cose importasse gran che (e anche oggi, tutto sommato…!).
Sta di fatto che, tra l’arricchimento dei supporti per la stampa, l’incedere dell’inflazione e il contrarsi del mercato alle sole fumetterie, in poco più di tre lustri il rialzo del costo di un comic book è stato di oltre il 220%!
E, complice forse la crisi economica, il trend pare incline a un rialzo al galoppo sempre più serrato. Dal suo ottimo sito, l’attento analista John Jackson Miller ci sottolinea infatti che anche la barriera dei $2.99 è già stata drammaticamente superata, a favore di quella dei – tenetevi forte – $3.99:
In March 2010 — a month that is looking to be a very good month for comics sales, for which our sales estimates will be along soon — the record was broken. More comic books in Diamond’s Top 300 were priced at $3.99 than $2.99.
It’s still close: 130 comic books were priced at $3.99, with 124 priced at $2.99. The intermediary step, $3.50, continues to be bypassed with only 16 comics at that level.
Per Miller, però, le cose non sono ancora così terribili come si direbbe:
It is mainly a psychological barrier, as the average price of comic books offered was $3.55 — and the average price of all comics retailers ordered was $3.52. The average price will not be $3.99 until a lot more comics are priced higher still — and that does not look likely any time soon.
A indurmi a segnalare questa riflessione, una rilettura meno distratta delle solicitation DC di luglio 2010: inizialmente non ci avevo fatto caso, ma pare proprio che, dopo il caso di “Adventure Comics” (vol. III), anche la nuova serie di “Legion of Super-Heroes” sia infatti da includere nella gamma dei titoli a $3.99 fissi.
Rispetto ad altri editori concorrenti, c’è di buono che la DC ha sempre cercato di compensare quel dollaro in più con una dose extra di pagine, di solito occupate da una “co-feature”. Non è ancora noto, però, se questo sarà anche il caso della Legione, o se invece sia semplicemente previsto un aumento dei turni di lavoro per il penciler Yldiray Cinar.
Il mio primo pensiero è stato il timore che un simile “price tag” potesse dissuadere dall’acquisto molti lettori; dopo aver letto l’articolo di Miller temo invece che, quasi a rispecchiare natura dei suoi protagonisti, il prezzo di “Legion of Super-Heroes” (vol. VI) non costituisca altro che uno sguardo al (costoso) futuro del comicdom tutto.
Non è stato detto che delle “canoniche” 32 pagine per un comic book USA ben 10 (!) sono di pubblicità!
Certo che fare un balzo di un dollaro tutto in una volta è una vera botta! Noi siamo messi un po’ meglio, ma bisogna dire che gli editori di comics USA sono solo 2 in Italia: Panini e Planeta, e mentre la prima ha un’esperienza ultra decennale in Italia, la seconda invece ha ridotto al minimo gli albi da edicola (praticamente solo Superman e Batman) dirottando tutto il resto verso il mercato da libreria/fumetteria. Ed inoltre ha aumentato a € 3,50 gli albi da edicola, lasciando praticamente di nuovo la Panini in un regime di monopolio per quanto riguarda i supereroi in edicola. Se l’America piange, l’Italia non ride. Piccola nota conclusiva: i fumetti cartacei stanno costantemente da almeno 10 anni accusando un calo di vendite mondiale e ciò non giova agli appassionati sempre più ridotti a una piccola ma agguerrita nicchia.
la pubblicità nei comics americani c’è sempre stata, non è certo una novità dell’ultim’ora. anzi, negli ultimi anni ce n’è sempre meno – complice il calo generale delle tirature, che diminuisce l’appeal pubblicitario – generalmente a favore di preview e “house ads”.
rispetto agli usa, secondo me noi siamo messi molto meglio.
non saprei fare un raffronto minuzioso tra il potere di acquisto di un euro in italia rispetto a quello di un dollaro negli USA, ma ad esempio ti basti pensare che il prezzo medio di un cappuccino in un bar di milano (€ 1,20) è di poco inferiore a quello di una tazza (non tazzina!) di caffè da starbucks ($1,75, cioè circa €1,30), catena notoriamente non a buon mercato.
eppure, da noi con tre euro leggi un sacco di pagine a fumetti, mentre in america no: è una considerazione un po’ superficiale, è vero, ma tant’è. sia lodato san sergio bonelli, che ha dettato uno standard di prezzo favorevolissimo ai lettori.
per rispondere, infine, alla nota sul calo delle vendite: è vero, ed è una considerazione che vale in generale per tutti i prodotti cartacei, libri e quotidiani compresi.
negli stati uniti però la situazione è a mio avviso particolare: laggiù il calo è in un certo senso autoimposto, nel senso che gli editori mainstream hanno preferito rintanarsi nelle fumetterie, dove le vendite son poche ma sicure, piuttosto che rischiare nella “borsa” della grande distribuzione. vien da sè quindi che, alla lunga, il risultato sia quello di rivolgersi a una nicchia, ma questo non significa che il pubblico potenziale non esista.