Separati alla nascita: il “volume six” e “X-Men Forever”

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Giant-Size X-Men Forever #1

Giant-Size X-Men Forever #1

Per rinnovare il franchise legionario dopo anni di reboot e arzigogoli di continuity – l’equivalente fumettistico di Bacco e tabacco – lo staff DC ha prediletto la strada più semplice ed immediata, secondo la logica alessandrina del nodo gordiano.
Le attuali storie della Legione, infatti, proseguono da dove si era interrotta, nel 1989, la storica collana del “volume three”, che impresse negli occhi di una generazione l’immagine ancora oggi più fulgida e memorabile del team futuribile. Tutto ciò che è uscito nel frattempo è, diciamo così, da ignorare.
A sottolineare le intenzioni di un tale gesto, basti dire che l’autore attualmente seduto sulla sedia del regista di “Legion of Super-Heroes” è lo stesso di ventun’anni fa, quel Paul Levitz tornato al word processor dopo aver occupato per due decadi poltrone ben più comode ai piani alti degli uffici DC Comics.

Ma nulla è per caso, e mentre in casa DC si restituiva la Legione Silver Age al proprio passato, la rivale Marvel Comics dava alla luce un progetto dal sapore quasi identico, “X-Men Forever”, di cui da pochi giorni è uscito negli States il numero conclusivo.

Anche in questo caso, è d’obbligo una rapida premessa storica. Tra il 1975 e il ’91, il cammino editoriale dei mutanti della Casa delle Idee è stato indissolubilmente legato alla figura di Chris Claremont, scrittore versatile e visionario che ha catalizzato la rifondazione degli a lungo dimenticati X-Men.
Dopo circa un quarto di secolo di onorato servizio, però, inconciliabili differenze con l’editor Bob Harras (attuale Editor-in-Chief della DC Comics, per inciso) portarono il buon Claremont ad apporre la firma su quello che sembrava un divorzio impossibile.
Orfano di “X-Chris”, il cosmo delle testate mutanti Marvel impiegò molti anni ad uscire dall’ombra dell’ex deus ex machina, riconciliandosi con se stesso solo nei primi anni duemila, grazie all’opera del talentuoso Grant Morrison.
Tuttavia, la tribù dei nostalgici claremontiani non si è mai del tutto estinta. E nell’ultimo decennio, con l’audience dei comics shop ridotto giusto allo zoccolo duro, la fetta dei seguaci dello scriba londinese ha finito per ritrovarsi preponderante, tanto da giustificare a più riprese diversi (dimenticabili) ritorni di fiamma tra l’autore e le sue creature di carta predilette.
Nonostante le defaillances, il volume dei tam-tam nostalgici ha proseguito senza sosta la sua cantilena, convincendo l’editore a un’ulteriore reunion, la più audace: il sequel diretto della saga claremontiana originale, là da dove era prematuramente terminata.

Il risultato è “X-Men Forever”, una serie di due maxiserie dal taglio old school, di puro intrattenimento e senza particolari velleità. Ed è forse proprio questa impostazione che, ritengo, ne rende la lettura scorrevole e soddisfacente com’è.
Se durante la sua ultima prova su “Uncanny X-Men” (2004-06), infatti, Claremont è caduto su sperimentalismi scricchiolanti come quelli di “Grey’s End” (nn. 466-468), in ‘Forever la guida è più ferma, sicura, senza l’assillo di dover battere a tutti i costi il record della pista.
D’altronde, se pure lo sceneggiatore si era già concesso di osare anche in occasione del “first run”, spicca a mio avviso come questo rappresentasse ai tempi lo spontaneo risultato di interessi, inclinazioni ed influenze naturalmente insediati nell’autore, invece che onanismi studiati a tavolino. Come anche, volendo, fu nel caso Paul Levitz, quando nel “volume three” manifestò il gusto per una scrittura più raffinata e adulta, chiaro frutto dalla supervisione di Karen “Vertigo” Berger.
Con “X-Men Forever”, Claremont torna quindi ad un mestiere dello scrivere più sereno, senza complessi di inferiorità, e la cosa traspare con piacere dalla lettura, addensata da colpi di scena e character development senza fronzoli. Attenti a voi che entrate, radical chic a caccia di graphic novel: qui si entra come alla proiezione di un buon blockbuster hollywoodiano, non come a un d’essai.

Un aspetto che forse ha penalizzato la serie è però quello estetico. Per sostenere la periodicità quindiciale della collana, è stato infatti necessario far ruotare un folto gruppo di artisti, dagli stili molto diversi tra loro e per giunta non sempre all’altezza (che delusione, tra gli altri, Graham Nolan, che ricordavo in ben altra forma qualche lustro fa su Batman).
Inoltre, buone matite come quelle di Tom Grummett e Paul Smith, quest’ultimo già collaboratore di Claremont negli anni ’80, sono state secondo me maciullate troppo spesso da inchiostri a dir poco indegni; nello specifico, rispettivamente, dal grossolano Cory Hamscher e dal sempre più anoressico Terry Austin.
A rinforzare il legame ideale con la Legione, è curioso sottolineare la presenza nel team artistico di Mike Grell, storico penciler del team futuribile anni ’70. In alto, una sua copertina con il Gladiatore, controparte Marvel del personaggio di Superboy.

Chris Claremont

Chris Claremont

Purtroppo, pare che l’esperienza di questa serie non sia destinata a proseguire in alcun modo, come ribadito a Comic Book Resources dal neo Editor-in-Chief Axel Alonso:

Alonso: We’re always happy to hear that fans were so passionate about a series, but right now we have no plans. If we hear from enough die-hard “Forever” fans, who knows…?

Tanto vale dunque accontentarsi, e per chi volesse recuperare “X-Men Forever” in lingua originale – l’edizione italiana, edita da Panini Comics, pare essere in bilico costante – ecco un elenco di tutti i paperback che raccolgono la saga:

X-Men Forever vol. 1: Picking Up Where We Left Off TP
X-Men Forever vol. 2: Secret History of the Sentinels TP
X-Men Forever vol. 3: Come to Mother…Russia! TP
X-Men Forever vol. 4: Devil in a White Dress! TP
X-Men Forever vol. 5: Once More… Into The Breach TP
X-Men Forever 2 vol. 1: Back in Action TP
X-Men Forever 2 vol. 2: Scream a Little Scream
X-Men Forever 2 vol. 3: Perfect S’World TP

Nonostante la chiusura, peraltro anticipata rispetto ai piani iniziali, la cavalcata di “X-Men Forever” resta comunque da considerarsi assai notevole, coi suoi 43 episodi accumulati in due soli annetti.
L’evidente entusiasmo iniziale dell’editore sul progetto – indirizzato a quello che pare essere sempre più il target unico dei comics mainstream, e cioè alla vecchia guardia degli aficionados – e l’altrettanto evanescente interesse dei lettori, invitano però a porsi dei dubbi anche sul futuro della gemella di culla, l’attuale “Legion of Super-Heroes”.
Certo, quello curato da Claremont non era che l’ennesimo titolo dedicato alla famiglia mutante, e per di più ambientato in un mondo parallelo rispetto al Marvel Universe “che conta”, mentre il “volume six” è al contrario l’unica ed ufficiale casa della Legione, caratteristica che quantomeno favorisce l’attenzione da parte dei fissati della continuity.
Eppure, guardando le charts Diamond, mi sovviene che assecondare i desideri del pubblico non sia una tattica premiante.
Non a caso, gli albi in testa alle classifiche ospitano sempre più spesso storie controverse, che suscitano (non solo in rete) polemiche anche accese. Lo stesso Levitz, in parte, ha tentato questa strada nel primo episodio del “volume six”, ma pur sempre nel contesto rassicurante di un ritorno a casa per i fan storici, che su Facebook assediano l’autore di ringraziamenti per la pubblicazione di quella che vivono come una vera e propria reminiscenza proustiana mensile.
Forse, certi desideri – come quello di rivedere all’opera gli autori del passato sulle serie grazie alle quali li abbiamo conosciuti ed amati in passato – sono morbosità da tenere nell’inconscio, e che mantengono un reale fascino ai nostri occhi solo fin tanto che restano, appunto, fantasie. Gli editori farebbero bene a considerarlo, specialmente se le persone che si vorrebbero accontentare sono quattro gatti con pretese arci settoriali.

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One Response to “Separati alla nascita: il “volume six” e “X-Men Forever””

  1. supermario scrive:

    E’ una bella disamina, in parallelo, delle due serie.
    Sono daccordo con tutto quello che dici su X-Men Forever; conosco poco (purtroppo) le storie della Legion post 1989, per potermi esprime, ne l’attuale Volume Six…