Considerando la delusione di War of the Supermen, storia sfilacciata e dai toni eccessivi che sotterra con una mano di calce il bel percorso svolto dai protagonisti della saga di “New Krypton”, forse sarebbe stato meglio se a porre la parola fine all’epopea iniziata nel 2008 dalla penna di Geoff Johns e James Robinson fosse stata la storyline precedente, Last Stand of New Krypton, crossover a forte contenuto legionario e oggetto della mia recensione di oggi.
Storia avvincente e di amplissimo respiro – ben 11 capitoli, usciti a cavallo tra marzo e aprile scorsi – “Last Stand of New Krypton” è un blockbuster tutta azione ed effetti speciali, di quelli che nell’ambito del cinema assediano i cinema americani nei mesi estivi dell’anno. Colta in questi termini, la lettura di questo super-fogliettone, di Robinson e Gates, può piacevolmente rivelarsi come un distensivo intrattenimento da autobus, scorrevole e senza pretese.
Anche dal lato grafico, pur senza coinvolgere nomi di spicco del parco disegnatori DC, il risultato è più che soddisfacente, con picchi settepiù come quelli di Jamal Igle e Bernard Chang, artisti dal segno sempre più sicuro e riconoscibile. Perfino il solitamente mediocre Travis Moore, che su “Adventure Comics” ha sostituito a sorpresa l’annunciato Clayton Henry, mostra qui impegno e cura inediti. Bravò!
Sia chiaro, però: la storyline, inizialmente annunciata come “Brainiac & The Legion of Super-Heroes”, non è certo esente da pecche. Soprattutto sul piano che storicamente affligge gli sceneggiatori contemporanei di comics mainstream, e cioè l’attenzione a quegli aspetti sottotestuali che, inevitabilmente, fanno da sfondo non solo alle azioni dei singoli personaggi ma alla direzione generale della storia.
Esempio. La trama vede il malefico Brainiac intenzionato a “rapire” la capitale di New Krypton, per conservarla assieme al resto della sterminata moltitudine di “città in bottiglia” che l’alieno già tiene recluse nella sua inquietante astronave a forma di teschio. Purtroppo, anche di fronte alla mortale minaccia del coluano, i neokryptoniani non riescono a superare le divisioni interne alla loro società e, lottando in maniera non coordinata, si avviano da subito alla sconfitta. Per risolvere il problema, Supergirl e alcuni legionari se ne escono con una curiosa trovata: perchè non sfruttare i poteri dei telepati presenti sul posto, come il legionario Tellus, per manipolare la mente di chi non riesce a superare le distinzioni di casta?
Ora, chiunque in vita sua abbia letto almeno un fumetto di Superman si renderà conto immediatamente della gravissima incongruenza morale intavolata da una scelta narrativa come quella di cui sopra. Nessuno degli eroi che hanno abbracciato gli ideali dell’Uomo d’Acciaio, prima fra tutti la Legione, si sognerebbe mai di risolvere una crisi, pur grave, attraverso quello che, di fatto, è lo psico-stupro di una intera specie.
Per giunta, dal momento che la questione non è ulteriormente sviluppata all’interno della storia, si direbbe quasi che gli autori abbiano ritenuto che andasse bene così, che tutto sommato fosse corretto lasciar intendere che, anche nei comic books dell’azzurrone, il fine giustifichi i mezzi.
Lungi da me scatenare inutili beghe attorno a sciocchezze come eventuali contrasti con la continuity (tra)passata, che invece infiammano gran parte della critica online, ma il livello di temi e metafore è decisamente un altro paio di maniche. Se non altro perché un franchise come quello di Superman e soci poggia proprio su aspetti come questi, vedi il sottile equilibrio tra le possibilità che super-poteri come quelli dell’alter ego di Kal-El gli concederebbero per affrontare ogni ordine di problemi, e gli alti valori che invece impongono al paladino di Metropolis ben diverse soluzioni.
Nel corso di una recente conferenza stampa, interrogato sul perché i (pochi) personaggi DC non-WASP tendano a subire sorti davvero sfortunate rispetto ai colleghi di pelle bianca, il supervisore Ian Sattler ha risposto che l’editore non vede le cose in questo modo, e che il destino editoriale di Tizio-Man e Caio-Boy non è affatto stabilito secondo criteri razziali. Detto fra noi, non fatico a crederci: l’esperienza di lettori DC ci insegna, un’uscita dopo l’altra, che il problema che affligge la publishing house newyorkese non è certo un’anima nera, ma la semplice e profonda inettitudine nell’elaborare una comunicazione efficace a tutto tondo.
Tuttavia, le note più positive di “Last Stand of New Krypton” riguardano comunque la Legione. Pur rivestendo un chiaro ruolo da comprimari, Mon-El e la Espionage Squad guidata da Chameleon Boy sono infatti al centro di numerosi momenti sotto i riflettori, in una sorta di trama parallela che definirei propedeutica alla lettura del “volume VI” di Levitz e Cinar.
L’obiettivo nel mirino degli autori è chiaro: ricostruire, partendo dal DC Universe del presente, la mitologia della Earth-0 del XXXI secolo. Così, ecco reintrodotti per le nuove generazioni di aficionados la storica romance tra Kara Zor-El e Brainiac 5, il ruolo del Mon-El “seminatore di mondi” di biermaumiana memoria, ecc: insomma, pur non essendo questa una storia della Legione, a mio avviso giustifica abbondantemente l’eventuale acquisto da parte di appassionati e fanatici del team futuribile, che qui potranno assistere alla genesi di trame di sicuro interesse futuro nella collana madre dell’equipe di Sensor Girl.
In particolare, la storyline del daxamita rimasta monca sulle pagine di “Superman” e della quale mi ero già occupato in questo articolo, trova finalmente una conclusione degna, se pur frettolosa, nella feature principale di “Adventure Comics” (vol.III) #11, albo che funge da epilogo a “Last Stand of New Krypton”.
Osservandola dal fondo di questo capitolo extra, la parabola di Mon-El acquista finalmente senso e pare un inno alla vita: nel breve tempo della sua permanenza nel XXI secolo, il ragazzo è riuscito a percorrere le tappe di un’esistenza ideale, dalla (ri)nascita, alla maturazione in adulto al lascito di una forte eredità per il domani.
A proposito del retaggio di Mon-El, tenete d’occhio il blog nei prossimi giorni: è in arrivo un piccolo grande spoiler – ovviamente disposto in maniera saggia e non sbraitato ai quattro venti senza discrezione – fresco fresco dagli ultimissimi albi USA di Superman. Restate sintonizzati!
In definitiva, direi che i pochi stoici che fino ad ora hanno resistito alla sterminata messe di capitoli di “New Krypton” troveranno senz’altro refrigerio in questo penultimo capitolo della saga, che ho trovato più frizzante dei precedenti. Anche se, a sua volta, soffre forse di eccessiva lunghezza.
L’importante è non lasciarsi trasportare da aspettative troppo alte, perchè “Last Stand of New Krypton” non è comunque una storia esente da difetti, anche macroscopici.
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