Da pochi giorni, Paul Levitz ha diffuso tramite la sua pagina Facebook (via DC Boards) una specie di risposta alle principali critiche ricevute in rete dall’ultimo numero di “Adventure Comics”, che a luglio ha ospitato un nuovo capitolo della storyline retrospettiva sui primi anni di attività della Legione.
Ecco il testo integrale dell’intervento di Levitz (occhio agli spoiler):
On adding to history
by Paul Levitz on Thursday, August 12, 2010 at 7:10pmA couple of thoughts following up on the comments on ADVENTURE this month:
Any time you go back to tell an old story, the odds are something will change; it can be a nuance, or a revelation of an incident or fact that was untold but that isn’t contradictory, or an outright revision of the tale. I’ve done all three in the past. Some of each have stuck and become time-honored lore (Universo and Rond Vidar as Green Lanterns, GiGi and Colossal Boy as SP trainees, and on and on). Some don’t stick–they get revised by the original writer as he rethinks the tale, or by a subsequent storyteller. It’s part of the form.
In any case, my goal with the Saturn Girl-Cosmic Boy moment was what I call an “under-reveal”–something we haven’t known before, but that doesn’t contradict what we know of the character. The current ADVENTURE arc is very much Saturn Girl’s formative tale. We know from tales going back to my childhood that she’s not shy about using her powers on her colleagues when she thinks it’s for the good of the team, and hasn’t always been right about that… We know she fell in love with Lightning Lad, but not when or how, or much about her emotional life before then. Before the arc ends with events that include ADVENTURE #304, hopefully her journey to maturity will be more nuanced and realistic. The Legionnaires are not children–however old their calendar ages (and I’ll leave that to indexers to debate)–if they’re being allowed to place themselves in harm’s way, and to be responsible for the lives of others, they’re acting as adults and that extends across the wide spectrum of life. Which doesn’t mean they’re all entirely ready for that, or will all make wise decisions.
There will be a direct contradiction or two in the story arc before it’s done, but I think it’s a logical application of the Legion lore that followed #304 back onto that earlier storyline. We’ll see how readers react as it rolls out…three more issues to go.
In any case, I appreciate the debate, and the passion Legion fans have for these characters as people. Whether you agree with my treatment of them or not, the goal is to make them more complex and interesting…and a measure of controversy isn’t surprising or disappointing. Thanks for sharing your thoughts.
Trovo molto affiscinante poter scrivere la mia recensione proprio ora, dalla posizione di replicare a mia volta in qualche modo alle precisazioni dello sceneggiatore del New Jersey. Soprattutto perchè, a quanto trasuda dal testo di cui sopra, la critica online si è soffermata ad indagare – come al solito – sugli aspetti della storia più legati alla bieca continuity. L’albo, infatti, svela un particolare inedito e scabroso della gioventù di Saturn Girl, e apriti cielo fra orde di nerdacci che hanno letto in questa scelta da parte degli autori un vero e proprio atto di lesa maestà verso l’alter-ego di Imra Ardeen.
Personalmente preferisco concentrare le mie analisi su ben altri aspetti, come quelli dell’impianto logico e di significato che sorreggono un racconto. E se anche una storia non fosse del tutto coerente rispetto a quella di un fumetto uscito quaranta o cinquant’anni prima, esticazzi, purchè rispetti un suo percorso chiaro e si sposi con le premesse tematiche generali della serie, possibilmente valorizzandole.
Tuttavia, questa volta quello che mi sfugge è proprio il filo rosso che dovrebbe legare dall’inizio alla fine tutta la vicenda.
Per esprimere con chiarezza il mio punto di vista, è inevitabile che io mi soffermi in primo luogo sulla trama, abbozzandone qualche accenno in maniera più estesa del solito.
In questo numero, ambientato nei primissimi giorni di vita della Legione, Saturn Girl manifesta un grave complesso di inferiorità verso i co-fondatori del team. Difatti, al contrario della telepatia della titaniana, i super-poteri di Lightning Lad e Cosmic Boy hanno utilità tangibile nelle battaglie in cui il gruppo di giovani eroi si ritrova quasi costantemente, e in questo senso la fanciulla sente crescere il peso di un gap da recuperare a tutti i costi. Ma nonostante gli sforzi e i sacrifici, l’ancora inesperta Imra vede purtroppo accumularsi uno dopo l’altro di fronte a sè solo dolorosi fallimenti.
In seguito a uno di questi, annichilita dallo sconforto, la legionaria finisce per trascorrere un’inattesa nottata di “drunk sex” con un compagno di squadra. Perdipiù al mattino, colta dal panico nella ritrovata lucidità, la bionda “aggiusta” le cose come peggio non potrebbe, cancellando la memoria dell’evento dal cervello del suo toyboy. Ouch!
Messa così, al riparo da ogni dogma da fan su come dovrebbe o meno comportarsi il personaggio di Saturn Girl, il soggetto fila e anzi sembra promettere davvero l’approfondimento psicologico evocato dall’autore nel suo messaggio alla nazione degli internauti.
Eppure, la mia sensazione è che la lettura concreta lasci alle papille il gusto di qualcosa che non va.
Ad esempio, come già facevo notare in questo articolo riferendomi al taglio narrativo del “volume six”, la storia ha il sapore di un’incompiuta. Se, come si direbbe a una prima impressione, il tutto finisse qui, Saturn Girl non si sarebbe guadagnata alcuna redenzione per i numerosi errori compiuti in queste pagine: insomma, il suo percorso di crescita morale non si potrebbe affatto dire concluso.
Certo, l’idea di fondo da parte dei creatori è senz’altro che questo numero sia solo un semplice mattone nel muro di una parete più ampia. Ma il presunto spotlight incentrato sull’eroina di Titano, attorno al quale Levitz ha rivelato su Facebook di aver appunto modellato l’intero storyarc, inizierebbe in realtà solo da questo episodio, visto che i precedenti due erano dedicati a tutt’altro e addirittura ambientati in periodi successivi della cronistoria della Legione. In luce dell’esperienza passata, quindi, ritengo naturale per un lettore concludere di trovarsi di fronte all’ennesimo one-shot, invece che al primo tassello di una saga. Ancora una volta, insomma, la comunicazione da parte dello sceneggiatore non è chiara: cambiare registro in corsa ad una miniserie(-nella-serie) come questa non può che suscitare sgradevoli confusioni e ambiguità.
Inoltre, mi pare che Levitz si stia lasciando trasportare un po’ troppo dal senso di libertà che, come lui stesso ha dichiarato in diverse interviste, trae dalla gestione di un cosmo narrativo tutto sommato autonomo come quello della Legione, di fatto isolato dal resto del DC Universe.
Sì, nerdismo a parte, anch’io ho trovato pessima la lunga sequenza sulla notte brava di Saturn Girl. In primis perchè, rispetto ad altre parti del racconto che sul tema del “viaggio verso la maturità” hanno assai maggiore impatto, queste pagine presentano uno “screen time” eccessivo e perfino un cambio di toni quantomeno ardito, dal dramma più totale al romance. Difatti, anche nelle tavole seguenti il chiodo fisso della telepate è il lato sentimentale della sua vita, e chi se ne importa se solo poche ore prima la ragazza stringeva tra le braccia il cadavere ancora fresco di una persona cara (chissà, magari su Titano esiste un Silk-épil per il pelo sullo stomaco).
In soldoni, secondo me quella di Levitz non è altro che una provocazione bella e buona agli aficionados di vecchia data. Per dirla alla B. M. Bendis, qui si voleva banalmente “spaccare la rete a metà”, e basta.
E con questo, sia chiaro, non voglio in alcun modo supportare l’urlo dei fan offesi. Che poi, detto fra noi, ricordo un’intervista a Jim Mooney nella quale il penciler confessava quante commission di Supergirl nuda avesse disegnato in carriera: mi sa che, sotto sotto, sto benedetto zoccolo duro sia molto meno facile allo scandalo di quanto non vada poi scrivendo in rete.
Il nocciolo del problema è se mai un altro, lo stesso che affligge il grosso delle altre pubblicazioni DC: gratta gratta, anche un progetto come questo, che dovrebbe rappresentare un punto di ingresso ideale nel mondo della Legione da parte dei nuovi lettori, si rivolge in realtà sempre e solo ai soliti ventimila e rotti appassionati. E poi ci si lamenta se il fumetto muore.
Benchè la storia lasci a desiderare, l’aspetto più dolente è però quello grafico. Un totale e assoluto disastro. A parte i soliti errori marchiani di anatomia – ma il signor Sharpe non sa che è possibile usare come riferimento anche dei supporti fotografici? – questo episodio presenta pasticci talmente grotteschi da far cadere le braccia nella pozza di latte che nel frattempo era colato dalle ginocchia.
Non so se ricordate la, ehm, mitica “X-Force” di Rob Liefeld, il profeta del disegno facilone. In uno dei primi episodi di quella serie monnezza della Marvel Comics appariva una sequenza quasi fantozziana, nella quale Liefeld aveva rappresentato il combattimento tra due personaggi visualizzati solo in silhouette. Gli unici dettagli evidenziati sulle sagome dei due contendenti erano i gadget che questi indossavano, cinture e bracciali e altri orpelli del genere. Ebbene, il penciler riuscì a toppare perfino una trovata così elementare, facendo indossare in ogni vignetta ai due character dei gadget diversi rispetto all’immagine precedente.
Siccome la Storia si ripete sempre, la stessa cosa è accaduta oggi al maestro Kevin Sharpe. In questo episodio, i legionari indossano il loro primo mezzo di volo autonomo, delle cinture che li sollevano dal suolo – e che, in futuro, saranno sostituite dai famosi Flight Ring. Badate bene, questo è un punto chiave del racconto e la cosa è ribadita persino nei dialoghi. Eppure, Sharpe è riuscito a confondersi e a disegnare in alcune vignette l’anello di volo al posto della cintura, per poi riproporre nuovamente la Flight Belt nel panel successivo, e così via in un’infinita giostra del Legion-orrore. Una tristezza immane. Ma l’editor che fa, è in coma? La professionalità, questa sconosciuta.
Per giunta, le scene d’azione sono pessime, agghiaccianti, rivoltanti, coi protagonisti sempre minuscoli in secondo o terzo piano. La scena più drammatica dell’albo poi, nella quale uno dei comprimari ci lascia addirittura le penne, non ha alcun pathos nè tantomeno chiarezza nell’esposizione: se non fosse per i testi, non si capirebbe neppure che il personaggio in questione muoia davvero, invece di essere rimasto ad esempio ferito.
In definitiva, un numero da dimenticare per una serie che ormai è diventata così oscena da essere caduta nella classifica delle mie preferenze perfino sotto R.E.B.E.L.S: almeno la collana di Tony Bedard ha un suo vago senso logico, anche se la storia procede a tentoni e in maniera quasi sempre discutibile.
Levitz, che ti hanno fatto alla DC in tutti questi anni da colletto bianco? Quali torture psicologiche hai dovuto subire? E soprattutto, riuscirai mai a riprenderti? Qualcuno chiami Amnesty International!
Tags: Adventure Comics (vol.III), Kevin Sharpe, Marvel Comics, Paul Levitz, Rob Liefeld, Saturn Girl, Superboy I (Clark Kent)