Edicola legionaria: Legion of Super-Heroes (vol.VI) #1

Ascolta con webReader
Legion of Super-Heroes (vol.VI) #1

Legion of Super-Heroes (vol.VI) #1

E così, ci siamo. Legion of Super-Heroes (vol. VI) #1, di Paul Levitz e Yildray Cinar, è finalmente uscito, dando ufficialmente il via a una nuova era per le avventure di Saturn Girl e soci.
Dopo un’attesa che durava dal 2004, mi ritrovo finalmente tra le mani un fumetto intitolato alla Legione che, grazie al cielo, rispecchi quei concetti e quei valori supereroici che mi avevano fatto innamorare della serie in primo luogo [*]. Basta ad aberrazioni di carta come i pariolini in crisi ormonale di Mark Waid, insomma, cestinati in favore dello storico team pre-Crisis e delle sue ben più ispirate battaglie contro i pregiudizi e la segregazione. Alleluja.

Com’è inevitabile, le aspettative erano alle stelle, ed è stato difficile per me tenerle a bada nell’affrontare, emozionato, la lettura. Dando fondo a un “willpower” degno di Lanterna Verde, il cui “anello del potere” compare sulla copertina dell’albo accanto al Flight Ring legionario, credo di essere infine riuscito a compiere l’analisi serena e lucida che speravo; tuttavia, il risultato delle mie considerazioni è contrastante e potrebbe provocare ambigue interpretazioni.
Meglio chiarire da subito, quindi, la chiave di decifrazione della recensione che segue. Anche se per farlo, purtroppo, mi vedo costretto a ricorrere all’odiato metodo della gelida pagella da maestrino o, ancora peggio, da Gazzetta dello Sport del lunedì.
Nel divincolarvi tra l’imminente selva di spietate critiche, dunque, tenete sempre a mente questo: tutto sommato, il mio giudizio complessivo è un sei e mezzo. Di incoraggiamento.

Sia chiaro, “The scream heard ‘cross the universe” è un racconto piacevole, e non me ne lamento. La storia, articolata in diversi binari, è estremamente densa e ricca di spunti nuovi, tutti annodati in qualche modo tra loro come i fili di una corda ben tessuta.
Inoltre, pur prendendo chiaramente le mosse da dove il precedente capitano Geoff Johns aveva ormeggiato la nave, la sceneggiatura non presenta particolari oscurità da iniziati a sgambettare l’entusiasmo di eventuali neofiti.

Sul fronte della trama, anzi, mi scaturisce dal cuore un sincero complimento.
Nel corso di varie interviste, gli autori avevano manifestato più volte in questi mesi le loro intenzioni di battezzare il “volume VI” con tragedie e sconvolgimenti di ogni tipo. Questa consapevolezza, devo ammetterlo, mi ha indotto ad affrontare la lettura con timore: ecco, mi son detto, prepariamoci a che anche i comics della Legione si adeguino all’atmosfera da slasher movie del DC Universe contemporaneo.
Invece, sono stato lieto di constatare un visibile impegno da parte di Levitz nel non fornire banali shock da due soldi, ma piuttosto nel costruire delle situazioni conflittuali autentiche. È già chiaro che le vite dei legionari saranno, d’ora in poi, sempre più difficili e drammatiche, ma questo ad esclusivo uso e consumo di un racconto che vuole generare entertainment onesto e non mero fan service.

Ahimè, a mio avviso la macchina mostra ancora qualche grave scricchiolio nel far girare gli ingranaggi, e mi pare utile analizzarne le circostanze.
Sul versante del taglio e del ritmo, ad esempio, lo script rispecchia molto da vicino – ma in eccesso – gli storici lavori levitziani di vent’anni fa, a partire dalla tendenza a un’andatura (fin troppo) frammentata e scattosa.
Per giunta, l’autore ha scelto di amalgamare tra loro quasi tutte le numerose sequenze, spesso brevissime, attraverso uno stratagemma “a cascata”, in base al quale l’ultima battuta della scena precedente rimanda in qualche modo all’inizio della successiva: confesso che, alla lunga, ho trovato questo trucco un po’ insistente e fastidioso, e credo che lo stesso Levitz se ne sia accorto man mano, poichè nelle ultime pagine le cose cambiano fortunatamente direzione.

Inoltre, pur stante l’assenza di autoreferenzialità ermetiche, non sembra neppure di trovarsi di fronte ad un classico “numero uno”, ma piuttosto all’inizio del nuovo ciclo di una serie già avviata: manca l’inevitabile introduzione ai personaggi e al setting, curiosamente riservata ad un breve articolo a fine racconto. Speriamo che basti, soprattutto nei termini di invito ad acquistare anche il primo episodio del serial retrospettivo che fra due settimane, dalle pagine di “Adventure Comics”, dovrebbe svolgere più smaccatamente una funzione propedeutica al mondo della Legione.
Ugualmente, un paio di momenti davvero inutili del racconto (vedi il dialogo tra Phantom Girl e Brainiac 5) fanno pensare che, volendo, le cose si sarebbero potute gestire in maniera più fluida e scorrevole, magari lasciando spazio ad un classico – e necessario – “establishing shot” sui protagonisti, che appaiono invece di punto in bianco.
Un’altra nota negativa riguarda i dialoghi, a volte un po’ macchinosi (ho faticato, ad esempio, con un monologo di Harmonia Li a tav. 7), e alcune caratterizzazioni eccessive come quella di Brainiac 5, che per amor di adattamento al modello di Johns viene dipinto a tratti come una sorta di psicopatico soggetto a scatti d’ira.

Legion of Super-Heroes (vol.VI) #1 Variant

Legion of Super-Heroes (vol.VI) #1 Variant

Nonostante tutte queste incertezze, vale la pena di essere ottimisti (sei e mezzo, no?). L’impegno messo sul piatto dal buon Levitz è molto evidente, e bisogna concedere a questo solido veterano il tempo di scrollarsi di dosso la ruggine accumulata in oltre due decadi da colletto bianco, durante la forzata astinenza dal word processor. In questo senso, fa ben presagire il numero elevatissimo di lavori che l’ex President and Publisher DC ha già in coda di pubblicazione: la terapia di riabilitazione alla sceneggiatura, per Levitz, si configura più che mai intensiva.

Sul versante grafico, infine, buona la prova del giovane Cinar, soprattutto per quanto riguarda gli sfondi e la resa del mondo futuribile che fa da contesto alle vicende. Il ragazzo di Istanbul non si è risparmiato, e anzi i suoi sforzi sono forse mortificati da una colorazione eccessiva che troppo spesso si sovrappone al nero, alleggerendo in maniera mortificante per l’artista la precezione degli ingombri sulla tavola.
Da segnalare solo una certa discontinuità nella resa del chiaroscuro, per cui in alcune tavole i personaggi sembrano vecchissimi e in altre giovanissimi, senza che però questa differenza sia giustificata da un’apparente motivazione logica. Personalmente imputo questo problema all’acerbità del penciler, il cui indubbio talento garantisce comunque ampi margini di ulteriore miglioramento.

Concludo con una piccola curiosità a proposito della variant cover dell’albo, che vedete riportata sulla destra. L’immagine, che rappresenta Saturn Girl nel suo costume anni ’70, è impaginata con il logo che la collana della Legione portava proprio nel periodo in cui l’alter-ego di Imra Ardeen scorrazzava per il 30esimo secolo in bikini rosa.
Come anticipato dal’autore del disegno, Jim Lee, nei prossimi numeri il gioco si dovrebbe ripetere, con altri personaggi immortalati nel look che indossavano in un particolare decennio della vita della serie, e accompagnati anche dal logo di allora: un vero attentato alla nostalgia!
.
.

[*] In realtà ci sarebbe da considerare “Legion of Super-Heroes in the 31st Century”, la serie ispirata al cartoon trasmesso su Kids WB, ma capirete bene che non era esattamente la stessa cosa.

Tags: , , , , ,

3 Responses to “Edicola legionaria: Legion of Super-Heroes (vol.VI) #1”

  1. valerie21601 scrive:

    The adventure begins again! YES!!!

  2. Zarathustra scrive:

    “pariolini in crisi ormonale” è bellissimo! Che ne sa un milanese come te di questo termine capitolino dato ai figli di papà residenti nella zona Parioli di Roma?

  3. Mr. Kayak scrive:

    da moccia in poi, è diventato un termine nazionale 😛

    inizialmente pensavo di scrivere alla milanese, “sancarlini”, cioè studenti della scuola privata san carlo, che è notoriamente frequentata da soli figli di papà.